890. La domanda non è cosa significhi questo numero, ma chi
siano? Sono le donne uccise in Italia dal 2012 ai
primi dieci mesi del 2017. 890 donne, 890 nomi, 890 storie. In molti casi storie che dovevano essere ancora vissute, ma non è
stato possibile perché uomini che le "amavano" hanno deciso che
dovevano essere cosa loro. Sono le storie ed erano le vite di Alba Chiara
Baroni, 22 anni, ucciso a Tenno (Trento) con quattro colpi di pistola dal
fidanzato, o di Nadia Orlando, 21 anni, uccisa strangolata a Palmanova (Udine).
L'aver citato solo due
nomi non da giustizia a tutte le altre donne che hanno subito gli stessi
orrori, così sarebbe bello, e giusto, prendersi l'impegno di mettersi in prima
fila affinché fatti simili non avvengano più.
Partendo da dove? Per
prima cosa ponendo l’attenzione sulla politica chiedendo perché la nuova legge
sulla riforma penale abbia depenalizzato il reato di stalking prevedendo
l’estinzione del reato a fronte del pagamento di una “multa”. Oppure chiedendo
sempre alla politica quanto tempo debba ancora passare prima di istituire nelle
scuole un’ora fondamentale dedicata all’educazione sentimentale come scritto
nella convenzione di Istanbul e ratificata dal Parlamento italiano. Una
proposta di legge già presentata nel 2013 dalla parlamentare Celeste
Costantino, ma della quale non se n’è fatto nulla.
Infine si potrebbero fare
anche ancora due cose, senza chiedere conto alla politica: partire da noi
stessi e iniziare a considerare il femminicidio un problema che le donne subiscono
fisicamente ma che a livello mentale è da affrontare negli uomini. Un problema
relegato alle donne con qualche umile sorriso compassionevole maschile, ma mai
che un uomo sia portavoce di una proposta.
E per finire, la seconda
cosa che noi tutti potremmo fare, è ricordarci del problema non solo il 25
novembre ma tutto l’anno, come questo post volutamente pubblicato un giorno
dopo.