Dopo la prima giornata di lunedì, dedicata alla
conoscenza reciproca fra tutti i partecipanti e all’approfondimento del
significato del termine “mafia”, martedì i lavori sono entrati nel vivo.
Giusto il tempo di un caffè e poi una breve
riunione per dividerci i compiti e i lavori da fare per migliorare e abbellire l'ex
fortino confiscato alla famiglia Valle. In pochi giorni di lavoro era
impossibile progettare lavori di lunga durata, così come gruppo di volontari ci
siamo dedicati a opere di giardinaggio, lavori artistici, pulizie e anche a
piccoli lavoretti di muratura e piastrellamento.
Lavoro da fare ce n’era, c’è e ce ne sarà per tutti
quelli che volessero partecipare al percorso di riappropriazione di un bene
tornato pubblico ma che fino a qualche anno fa era il quartier generale di un
potente capo di ‘ndrangheta, ottenuto grazie a ricavi illeciti.
Nel pomeriggio, dopo l’ottimo pranzo cucinato dai
volontari della “Libera Masseria”, abbiamo svolto un paio d’ore di formazione:
prima con una video-intervista a Emanuele
Macaluso, ex parlamentare del Partito Comunista Italiano, il quale ha
raccontato l’occupazione delle terre che, di fatto, ha dato inizio al movimento
antimafia.
All termine dell’intervista a Macaluso è intervenuto
Roberto Iovino, membro della FLAI Cgil nazionale, che ha evidenziato le
similitudini tra il fenomeno del caporalato e il significato delle lotte
contadine raccontate da Macaluso. Lotte che portarono all’occupazione delle
terre anche a sostegno del Decreto Gullo che prevedeva l’assegnazione dei
terreni incolti o mal coltivati ai contadini.
Nel dopoguerra i terreni agricoli erano
fondamentali per la mafia perché possedere i terreni significava detenere il
potere e concedere il lavoro.
A conclusione della serata una bella cena in
compagnia a Rescaldina, sempre in provincia di Milano dove la mafia non esiste,
presso il ristorante La Tela confiscato anch’esso alla mafia.
A domani per il diario di giorno 3.
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