Macron ha vinto le presidenziali francesi battendo al
ballottaggio Marine Le Pen, candidata del Front National Marine. Al grido di
"En Marche" e "né di destra né di sinistra" ha convinto gli
elettori ottenendo il 66%. Molti politici, anche del
nostro bel Paese, plaudono alla vittoria del giovane Macron come argine alle
derive fasciste, populiste ed eversive che stanno avanzando in Europa. Ed è
proprio l'Europa, o meglio i tecnocrati europei a essere felici per primi
perché il nuovo inquilino dell'Eliseo è uno di loro. Sì perché Macron ha
lavorato presso Rothschild & Cie Banque, una banca d’affari del gruppo
facente capo a David Rothschild che è tra i suoi sostenitori. Considerato il
volto nuovo della politica francese, ma con le idee ben chiare visto che nel
2014, all'età di soli 36 anni, diventa Ministro dell'Economia nel secondo
Governo di Manuel Valls.
Personalmente
non ho nulla di cui gioire per due motivi: il primo perché l'estrema destra
francese ha comunque raggiunto prima il ballottaggio e poi il 34% dei voti che
non per un partito politico così schierato politicamente non sono per niente
pochi. Il secondo motivo perché Marine Le Pen è stata sconfitta solo al
ballottaggio, ma il pensiero culturale che anima il suo movimento è ancora vivo
e si può combattere solo con politiche di netta contrapposizione e non
dichiarandosi "né di destra né di sinistra".
Dopo
Mario Monti per l'Italia, l'Europa liberale e capitalista ha piazzato un altro
suo esponente alla guida di un Paese. Con Emmanuel Macron rivedremo le riforme
chieste in questi anni di crisi a partire dalla "Loi Travail", il
Jobs Act alla francese, che l'anno scorso scatenò le proteste dei francesi che
manifestarono il dissenso in piazza. Le stesse riforme restrittive che,
peraltro, hanno permesso ai movimenti di destra di avanzare e guadagnare
consenso.
Desolé, chère France.
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