Venti
di guerra soffiano sempre più forti, spinti da pazzi egocentrici e megalomani.
Trump, Assad, Putin, Kim Jong Un, Netanyahu, apparentemente diversi fra loro,
ma accomunati dagli stessi deliri di onnipotenza.
Solo
il conflitto siriano conta quasi mezzo milione di vittime. Il Syrian Centre for
Policy Research (SCPR) ne ha stimate 470mila. Circa 400mila persone sono state
vittime dirette delle violenze della guerra, gli altri 70mila per le
conseguenze indirette come la mancanza di adeguate cure sanitarie, medicine,
soprattutto per le malattie croniche, la mancanza di cibo, di acqua pulita,
pessime condizioni igieniche e abitative.
Numeri
impressionanti e impossibili da contare perfino per l'Alto commissario Onu per
i diritti umani che si occupa delle cifre delle vittime ha smesso di contare da
metà 2014 proprio per la difficoltà di verificare e per la poca fiducia nelle
fonti in Siria.
Ma
tutto questo non basta, come non è servita la storia a insegnarci che le guerre
portano solo distruzione, sofferenza e povertà. Così come non sembra essere
servito l'impegno di tante persone che si sono schierate, e molte lo stanno
facendo ancora, in difesa degli oppressi e contro gli oppressori.
Il
15 aprile 2011 veniva ucciso strangolato un "combattente" di pace,
Vittorio Arrigoni. Reporter e scrittore, si era trasferito nel 2008 in
Palestina, a Gaza, da dove raccontava le condizionino di vita degli abitanti e
le barbarie commesse dai militari israeliani. Vittorio, per via del suo
impegno, ricevette la cittadinanza onoraria palestinese, ma gli stessi onori
non li vantava nei confronti del Governo Israeliano che lo considerava un pericolo
già dal 2005 quando lo inserì nella lista nera delle persone sgradite.
La
sera del 14 aprile 2011 è rapito da un gruppo terrorista dichiaratosi afferente
all'area jihādista salafiti. In cambio della sua liberazione fu chiesta la
scarcerazione del leader jihādista Hisham al-Saedni e di alcuni militanti
detenuti nelle carceri palestinesi, ma non servì a nulla perché il giorno
successivo il corpo di Arrigoni fu ritrovato senza vita nel corso di un blitz a
Gaza.
Lo
scrittore Moni Ovadia lo ricorda come "un essere umano che conosceva il
significato di questa parola". Sì perché Vittorio credeva nell'umanità e
la praticava ogni giorno contro le ingiustizie. E lo scrisse anche in un libro
"Gaza Restiamo umani", una raccolta dei propri reportage da Gaza che
dovrebbe essere insegnato e raccontato d'obbligo nelle scuole.
E
allora, in questo momento schizofrenico dove secondo i diversi attentati
decidiamo di sentirci qualcun altro per poche ore colorando i nostri profili
con bandiere diverse, facciamo uno sforzo in più. Prendiamoci un impegno
quotidiano da praticare sempre e ovunque: "Restiamo umani".
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