dal BresciaOggi
di venerdì 14 aprile 2017 (pag. 22)
Articolo di Cinzia Reboni
Il Comitato chiede di deliberare la
consultazione referendaria Apostoli e Mazzacani: «I sindaci ci dicano da che
parte stanno»
Stavolta i sindaci non avranno alibi. A
farli uscire dall'ambiguità che ha scandito la partita sulle risorse idriche
sarà il neonato Comitato referendario provinciale che avrà come obiettivo far
deliberare la richiesta di consultazione popolare sulla costituzione del
gestore unico «Acque Bresciane» ad almeno 25 Comuni, in rappresentanza del 3
per cento degli aventi diritto al voto.
UN'IMPRESA
apparentemente facile come... bere un bicchiere d'acqua, alla luce del
referendum nazionale che con percentuali schiaccianti (oltre il 92%) ha
stabilito che i cittadini italiani vogliono che l'acqua resti un bene
collettivo e pubblico. «In realtà trovare sponda negli amministratori sul
referendum provinciale è un'incognita, considerato il volta-faccia della
maggioranza dei sindaci che, dopo aver sostenuto in prima persona la battaglia
nazionale, in Provincia hanno appoggiato compatti una privatizzazione
mascherata - osserva il consigliere provinciale Marco Apostoli. La governance
di ’Acque Bresciane’ è mista solo in teoria. Se un privato detiene il 49% della
società e il restante 51% è polverizzato in 200 soci, appare evidente che la
componente pubblica non potrà mai avere voce in capitolo nelle scelte».
L'obiettivo del Comitato è di opporsi al
gestore unico - almeno nella forma decisa dal Broletto - con un referendum su
scala provinciale. Dopo la consegna delle oltre 300 firme a sostegno della
consultazione in Provincia, è scattata la ricerca del supporto delle
Amministrazioni civiche. Fase che è stata presentata ieri a Borgosatollo, dove
la petizione è stata sottoscritta in maniera massiccia. «Il nostro Comune -
lamenta Andrea Grasso, commissario commissione comunale II e membro del
comitato di quartiere ’Il Parco di tutti non si tocca’ - è l'emblema di come la
scelta del gestore unico sia stata imposta ignorandola volontà dei cittadini.
Come nella stragrande maggioranza dei Comuni bresciani, il sindaco Giacomo
Marniga ha sostenuto la nascita di Acque Bresciane senza convocare un'assemblea
pubblica o un Consiglio comunale sul tema».
«CHIARO
che si tratta di una scelta politica fatta sulla pelle della collettività -
osserva Mariano Mazzacani, alla testa del Comitato per il referendum e
rappresentante del Comitato Acqua bene comune - che paventa il rischio di una
deriva privatistica della risorsa idrica -. Entro il 31 dicembre 2018, con un
bando
europeo, sarà messa a gara la quota
societaria di maggioranza relativa di Acque Bresciane. Stiamo per consegnare
chiavi in mano i nostri acquedotti per trent’anni senza avere nessuna garanzia
per gli utenti - afferma ancora il rappresentante del movimento referendario -
presenteremo il quesito referendario in Provincia raccolte le 25 delibere.
Sarà il momento della verità - conclude
Mazzacani - per molti sindaci che fino ad oggi sulla vicenda hanno mantenuto un atteggiamento bifronte».
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