L'esito referendario del 4 dicembre è stato inequivocabile e
lascia spazio a fantasiose illusioni soltanto a chi non vuole vedere.
Tra questi, purtroppo, c'è l'ex Sindaco di Milano Giuliano Pisapia che in
una recente intervista ha dichiarato, di essere pronto a unire la sinistra
a fianco del Partito Democratico a patto che sciolga le alleanze con
Alfano e Verdini.
A mio modo di vedere, un dialogo con il PD guidato da Renzi non
è possibile. Rompere con i due ex berlusconiani non può essere sufficiente, ma
occorre analizzare le riforme varate dal Governo in questi anni. Riforme che
non sono state il frutto del compromesso tra forze politiche, ma sono state
volute da Renzi in persona: il Jobs Act, la Buona Scuola, la rimozione
dell'Articolo 18 e la "legalizzazione" di milioni di voucher che
hanno reso il lavoro una forma di schiavitù.
Per queste ragioni non sono interessato a un campo progressista
stampella di Renzi e di questo PD. Sono interessato, piuttosto, a riunire la
sinistra che non si riconosce nelle sopracitate riforme neoliberiste piegate al
capitale e al volere dell'Europa dei tecnocrati.
All'interno del fronte del No non c'è solo il popolo della
sinistra, è vero, ma la netta vittoria ha evidenziato la voglia di democrazia
degli italiani e ancora di più il forte disagio sociale che molti cittadini
avvertono. Non è un caso, infatti, che a dire No siano stati i più colpiti
dalle riforme: giovani, disoccupati e i più poveri.
La sinistra che vorrei deve ripartire da questi segnali
proponendo una propria linea politica nuova e in contrasto con le decisioni
prese fino ad ora.
Il popolo del No s'è schierato in maniera decisa a difesa della
Costituzione, ma soprattutto ha lanciato un messaggio alla classe politica per
pretendere risposte concrete e diverse rispetto alle ultime riforme che hanno
solamente ampliato la crisi delle classi meno abbienti.
Ripartiamo da qui.
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