In
vista del referendum costituzionale, ho voluto approfondire le ragioni del NO
facendo alcune domande a Francesca Parmigiani, Dottoressa di ricerca in diritto
costituzionale.
La
riforma amplia davvero la partecipazione dei cittadini alla vita politica del
Paese?
La
riforma costituzionale Renzi-Boschi rischia di fare a pezzi ciò che resta della
democrazia rappresentativa e della partecipazione, che già non godono di buona
salute nel nostro Paese. Limitandoci ad analizzare le previsioni della riforma
in relazione agli istituti di democrazia diretta, infatti, notiamo come, da un
lato, il numero di firme richiesto per presentare una proposta di legge di
iniziativa popolare sia stato triplicato, passando dalle 50.000 attualmente
richieste alle 150.000, previste dal nuovo testo dell'art. 71 Cost. e,
dall'altro, in materia di referendum abrogativo, come la riduzione del quorum -
vale a dire il passaggio dalla maggioranza degli aventi diritto alla
maggioranza dei votanti alle ultime elezioni della Camera dei Deputati - sia in
realtà subordinata alla raccolta di ben 800.000 firme; previsioni quantitative
che di certo non facilitano la partecipazione alla vita politica del Paese in
una fase di disaffezione e di progressivo scollamento tra cittadini e
istituzioni.
Garantisce
la sovranità popolare?
Neppure
il principio della sovranità popolare, sancito dall'art. 1 Cost., risulta pienamente
rispettato dalla riforma. Pur permanendo, infatti, una totale incertezza sul
meccanismo di scelta dei senatori tra i consiglieri regionali e i sindaci - dal
momento che il nuovo art. 57 Cost. contempla criteri contraddittori e
inconciliabili tra loro - l'unico elemento certo consiste nel fatto che i
cittadini non eleggeranno più direttamente i senatori, risultando così privati
del diritto di scegliere i propri rappresentanti.
Produce
una semplificazione dell'attuale Costituzione?
Non
può produrre semplificazione una riforma che - per portare solo un esempio tra
i numerosi possibili - sostituisce l'art. 70, relativo alla funzione
legislativa e attualmente composto da 9 parole di cristallina chiarezza, con
una disposizione confusa e incomprensibile di ben 438 parole, che introduce nel
nostro sistema 7, se non 10 o 12 (secondo il parere di alcuni illustri
costituzionalisti) procedimenti legislativi diversi tra loro, sull'applicazione
dei quali sorgeranno inevitabilmente conflitti tra Camera e Senato. L'intero
testo della riforma - scritto con inaccettabile sciatteria e approssimazione -
è destinato a far sorgere problemi interpretativi, a ingolfare il funzionamento
delle istituzioni e a determinare, nella sua concreta applicazione, deficit
funzionali e inefficienze, di cui il nostro sistema non ha certo bisogno.
Diminuisce
i costi della politica?
Questo
è l'argomento più populista, utilizzato per sostenere la riforma
costituzionale, strizzando l'occhio alla peggiore antipolitica. I circa 500
milioni di risparmi che, secondo la ministra Boschi la riforma produrrebbe si
scontrano, infatti, con le stime della Ragioneria dello Stato, secondo la quale
il risparmio certo ammonterebbe a 57,7 milioni di Euro. In particolare, il
risparmio generato dal nuovo Senato si attesterebbe attorno ai 48-49 milioni di
Euro (la metà del costo di un F35), ossia circa 0.80 centesimi di Euro per ogni
singolo cittadino. Il nostro Paese ha di certo bisogno di una spending review
intelligente, da realizzarsi, tuttavia, ad esempio attraverso un'efficace lotta
alla corruzione e all'evasione fiscale; battaglie che ci consentirebbero di
recuperare risorse preziose senza sacrificare partecipazione e rappresentanza.
Perché
votare NO?
Perché
un Parlamento di nominati, eletto sulla base di una legge elettorale (il
"Porcellum") dichiarata incostituzionale dalla Corte non può mettere
mano alla Costituzione. Perché il Governo - estensore della riforma - dovrebbe
porsi al di sotto, non al di sopra della Carta costituzionale, nata proprio per
porre limiti al potere, a partire dall'esecutivo. Perché una riforma
costituzionale imponente - che interviene su oltre 1/3 dell'attuale testo
costituzionale - non può essere approvata da una maggioranza raccogliticcia e
trasformista, che dimostra con arroganza di calpestare il valore stesso della
Costituzione quale "casa comune". Perché la riforma costituzionale -
nel suo combinato disposto con l'Italicum - ci consegna una Camera in cui la
rappresentanza è alterata da un premio di maggioranza abnorme e da capilista
bloccati; una Camera in cui il ruolo delle minoranze è compresso e sacrificato,
con evidenti ripercussioni anche sull'elezione degli organi di garanzia. La Carta costituzionale è nata
per dare voce ai cittadini e alle loro domande sociali, per questo il prossimo
4 dicembre dobbiamo dire NO a chi vuole trasformare la Costituzione
nell'armatura del potere e nello strumento di chi è d'accordo per mettere a
tacere chi non lo è.
Potete leggere questa e altre interviste anche su "Resistenza" il volantino non periodico e autogestito di Sinistra Per Borgosatollo.
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