Nei minuti
finali della sfida tra Napoli e Inter, giocata a Napoli e valida per i quarti
di finale di Coppa Italia, è andato in scena, purtroppo, l'ennesimo episodio
razzista e sessista. Nello specifico, il tecnico del Napoli Maurizio Sarri,
negli ultimi concitati minuti della partita, ha insultato l'allenatore
dell'Inter Roberto Mancini apostrofandolo con i termini "frocio" e
"finocchio". Mancini, indignato, al termine della partita ha prontamente
denunciato alle telecamere l'episodio che fino a quel momento era all'oscuro di
tutti, e così avrebbe voluto che restasse Sarri, l'autore degli
insulti. Secondo il tecnico del Napoli, infatti, sono cose che capitano nei
momenti di nervosismo, parole che possono scappare, ma che non dovrebbero
uscire dal campo.
Ha fatto bene Mancini, invece, a raccontare l'episodio perché
non è più tollerabile far passare l'idea che l'orientamento sessuale, qualunque
esso sia, possa essere usato per offendere un'altra persona, così come non sono
accettabili gli alibi di Sarri che si difende attribuendo la colpa al troppo
agonismo e nervosismo del momento. Un allenatore, tra l'altro, non nuovo a
queste uscite irrispettose quando nel 2014, in seguito ad alcune proteste per
dei falli fischiati di troppo, disse che il calcio era diventato uno sport per
froci.
Predicare il rispetto, fare spot pubblicitari
sull'uguaglianza e sponsorizzare iniziative sociali non ha alcun valore se
ancora oggi, nello sport più praticato in Italia, accadono certe scene e c'è
perfino chi minimizza tali episodi definendoli "cose che accadono sul
campo". Basta!! E' ora che anche le istituzioni del calcio si attivino e
prendano sul serio la questione avviando un processo culturale aperto e moderno
dai più piccoli fino ad arrivare ai più grandi, che poi sono il loro esempio.
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