martedì 29 luglio 2014

A Rocco Chinnici e gli agenti della sua scorta

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Era il 29 luglio del 1983, 31 anni fa, quando Cosa Nostra uccise Rocco Chinnici, il "giudice buono". Il giudice morì a causa dello scoppio di una Fiat 126 imbottita di tritolo piazzata sotto la sua abitazione, in via Pipitone Federico. Con lui morirono anche due carabinieri della scorta, il maresciallo Mario Trapassi e l'appuntato Salvatore Bartolotta, e il portiere dello stabile, Stefano Li Sacchi. L'unico superstite fu Giovanni Paparcuri, l'autista. Il detonatore che provocò l'esplosione fu azionato dal killer mafioso Antonino Madonia.
Rocco Chinnici era il Capo dell'Ufficio Istruzione nonché l'ideatore del pool antimafia a Palermo.
Rocco Chinnici non era un semplice magistrato ma era un vero esempio di impegno civile. Parte del suo lavoro era dedicata ai giovani ai quali, in un'intervista rilasciata a Pippo Fava per "I Siciliani", dedicò queste parole:

 "[...] sono i giovani che dovranno prendere domani in pugno le sorti della società, ed è quindi giusto che abbiano le idee chiare. Quando io parlo ai giovani della necessità di lottare la droga, praticamente indico uno dei mezzi più potenti per combattere la mafia. In questo tempo storico infatti il mercato della droga costituisce senza dubbio lo strumento di potere e guadagno più importante. Nella sola Palermo c'è un fatturato di droga di almeno quattrocento milioni al giorno, a Roma e Milano addirittura di tre o quattro miliardi. Siamo in presenza di una immane ricchezza criminale che è rivolta soprattutto contro i giovani, contro la vita, la coscienza, la salute dei giovani. Il rifiuto della droga costituisce l'arma più potente dei giovani contro la mafia".

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