Foto del summit che la 'ndrangheta teneva nel
circolo "Falcone e Borsellino" di Paderno Dugnano
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E pensare che fino a pochi anni fa c'era chi negava la presenza mafiosa al nord
In Lombardia "è ben radicata e diffusa" quella che si
può definire la '''ndrangheta padana", in parte autonoma dalla casa madre
calabrese e che opera nella "diffusa omertà che porta le vittime a subire
senza denunciare, a nascondere piuttosto che a rivelare". Sono queste le
parole utilizzate dai giudici della prima sezione della Corte d'appello di
Milano nelle oltre 1.700 pagine di motivazioni della sentenza "Infinito-Crimine"
e che il 6 giugno sono state confermate dalla Corte di Cassazione.
Con la sentenza della Cassazione si chiude quindi il primo
filone dell'operazione antimafia più importante della Lombardia che nel
luglio 2010 portò all'arresto di 310 persone, 154 in Lombardia e 156 in
Calabria.
Dalla sentenza si evince
come la 'ndrangheta avesse praticamente colonizzato la Lombardia, in tutti i
settori fino ad arrivare alle istituzioni pubbliche, alle Aziende
Sanitarie Locali (Asl), ai Consigli comuni e quelli regionali.
Secondo i giudici "una vera e propria metastasi, una realtà conclamata e
capillare". La 'ndrangheta operava in Lombardia come in Calabria,
suddivisa in 17 "locali" (Milano, Cormano, Bollate, Bresso, Corsico,
Legnano, Limbiate, Solaro, Pioltello, Rho, Pavia, Canzo, Mariano Comense, Erba,
Desio e Seregno) e manteneva un legame forte con la madre patria la Calabria.
Chi si opponeva alle decisioni o si dimostrava troppo ambizioso e
aspirava a una "'ndrangheta padana" distaccata da quella calabrese
veniva ucciso, come accadde a Carmelo Novella, ucciso dalla 'ndrangheta reggina
nel 2008 in un bar di San Vittore Olona.
La sentenza della Cassazione lascia spazio a poche interpretazioni e conferma, come se ce ne fosse bisogno, la presenza massiccia della 'ndrangheta in Lombardia. E pensare che fino a pochi anni fa c'era chi negava la presenza mafiosa al nord, come l'ex Sindaco di Milano, Letizia Moratti, che nel 2009 dichiarò in diretta televisiva che a Milano la mafia non esiste, oppure come l'ex Prefetto di Milano, Gian Valerio Lombardi, che nel 2010, durante l'audizione della Commissione parlamentare sul crimine organizzato, affermò anch'egli la non presenza della mafia in Lombardia.
Bene. Ora, forse, grazie alla sentenza confermata del processo "Infinito", la mafia in Lombardia non potrà più essere negata da nessuno e finalmente, anche al nord, si potrà fare antimafia cominciando proprio dalla non negazione del fenomeno.
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