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Marcello Dell'Utri è un mafioso e non merita nessuna solidarietà, specialmente da un quotidiano nazionale
Marcello Dell'Utri, l'ex braccio destro di Berlusconi e principale artefice della nascita di Forza Italia negli anni '90, è detenuto nel carcere di Parma e qualche giorno fa ha minacciato uno sciopero della fame qualora non avesse ricevuto più libri da leggere perché secondo l'ex Senatore di Forza Italia "Nelle carceri un problema grosso è la noia. Va bene espiare la pena. La tortura psicologica no, non è tollerabile".
La protesta è stata accolta dalla direzione del Penitenziario di Parma che gli ha concesso di tenere più libri in cella. Dell'Utri sta meglio e spera di ricevere altri libri e siccome la noia è davvero tanta ecco che dalle pagine del quotidiano Il Corriere della Sera spunta una pagina a sostegno del povero Marcello.
La pagina, voluta dalla moglie, ha una scritta nera al centro e attorno ai molti messaggi giunti da amici, collaboratori ed ex dipendenti di Publitalia e Fininvest.
Tanti messaggi diversi, da chi scrive di conoscerlo da quando aveva 7 anni e chi ha lavorato al suo fianco per 30 anni, tutti accomunati dalla solidarietà nei suoi confronti.
Personalmente ritengo scandaloso che uno dei maggiori quotidiani nazionali possa pubblicare una pagina di solidarietà nei confronti di un mafioso. Sì, un mafioso, perché Dell'Utri è stato condannato in via definitiva a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Non è stato prosciolto ma è stato condannato ed è un mafioso a tutti gli effetti.
Ritengo che questo episodio sia davvero molto grave e per quanto mi riguarda non comprerò più il Corriere della Sera perché una delle testate più importanti d'Italia non solo ha il compito di informare correttamente ma dovrebbe anche avere un dovere etico e morale nei confronti dei suoi lettori.
Ritengo inoltre che leggere certi attestati di solidarietà direttamente dalle pagine dei quotidiani nazionali sia un insulto per tutte le vittime di mafie e per tutti i loro parenti. Per questi motivi mi auguro che il direttore Ferruccio de Bortoli rimedi immediatamente a questo insulto perché "La tortura psicologica no, non è tollerabile".