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A quarant'anni dalla Strage fascista e di Stato, resta vivo il ricordo delle vittime
Oggi ricorre il quarantesimo anniversario della strage fascista di Piazza Loggia, eppure, nonostante siano passati così tanti anni, la verità è ancora sconosciuta.
Oggi ricorre il quarantesimo anniversario della strage fascista di Piazza Loggia, eppure, nonostante siano passati così tanti anni, la verità è ancora sconosciuta.
Il 28 maggio 1974 si stava svolgendo una manifestazione
contro il terrorismo neofascista indetta da dai sindacati e dal Comitato Antifascista. Alle 10 e 12 minuti, quando sul palco c'era Franco Castrezzati e la Piazza era gremita, ci fu lo scoppio della bomba che era stata nascosta in un cestino portarifiuti. L'ordigno provocò la morte di 8 persone e il ferimento di altre 102.
Quel tragico giorno persero la vita:
Giulietta Banzi Bazoli (34
anni – insegnante); Livia Bottardi Milani (32 anni – insegnante); Euplo Natali
(69 anni – pensionato); Luigi Pinto (25 anni – insegnante); Bartolomeo Talenti
(56 anni – operaio); Alberto Trebeschi (37 anni – insegnante) ; Clementina
Calzari Trebeschi (31 anni – insegnante) e Vittorio Zambarda (60 anni –
operaio).
A queste 8 persone, ai feriti e alle famiglie delle vittime della strage va oggi il mio pensiero con la speranza che, dopo la riapertura del processo, possa essere fatta chiarezza definitiva su quanto accaduto.
Venerdì 21 febbraio, infatti, la Corte di Cassazione ha riaperto la vicenda della Strage di
Piazza della Loggia ribaltando quanto deciso due anni fa dalla Corte d'Assise
d'appello di Brescia, stabilendo che
dovrà tenersi un nuovo processo a carico di Carlo Maria Maggi e Maurizio
Tramonte.
Secondo il Procuratore
Generale non ci sono dubbi: Carlo Maria Maggi, medico veneziano che all'epoca
della Strage era a capo dell'organizzazione fascista "Ordine Nuovo"
nel Veneto, fu l'ideatore e il mandante della strage di Piazza della Loggia,
Maurizio Tramonte, uomo vicino al Sid, è stato un informatore dei Servizi
Segreti, Daniele Zorzi è colui che ha procurato l'ordigno, e infine Francesco
Delfino, all'epoca dei fatti era comandante del Nucleo investigativo dei
carabinieri di Brescia, sapeva della strage imminente e l'ha assecondata.
Qui il post completo che scrissi a febbraio relativo alla sentenza della Corte di Cassazione.
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