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Scrivere una legge elettorale con un condannato in via definitiva, nonché interdetto dai pubblici uffici, è fuori da ogni logica democratica ed è un insulto ai cittadini onesti.
Sabato 18 gennaio c'è stato l'incontro "storico", ma che io definisco scabroso, tra il Segretario del Pd Matteo Renzi e il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi. I temi che i due leader hanno trattato durante l'incontro sono stati diversi, dalla trasformazione del Senato alla riforma del titolo quinto della Costituzione ma soprattutto hanno discusso della nuova legge elettorale.
Ed è proprio su quest'ultimo argomento che si è concentrata la
massima attenzione mediatica e politica nel corso di tutta la settimana.
Editoriali, rubriche, interviste e servizi tv per spiegare, o quantomeno per
provarci, in cosa consiste l'intesa raggiunta da Renzi e Berlusconi sulla legge
elettorale che dovrà andare a sostituire quella attuale, meglio conosciuta come "porcellum", che è stata considerata parzialmente incostituzionale dalla Corte di
Cassazione, precisamente per la mancanza di preferenze e il premio di maggioranza.
Tante sono state anche le dichiarazioni e i pareri dei
parlamentari e dei maggiori opinionisti esperti di politica, chi favorevole
all'intesa e chi contrario, chi vorrebbe le preferenze e chi non le vorrebbe,
chi a favore dello sbarramento all'8% (al 4% se in coalizione) e chi le
vorrebbe più basse.
Insomma, per quanto mi riguarda si è discusso di tutto e di
niente. Proprio così, di niente. Personalmente credo che il problema da
sollevare non si debba cercare tra i tecnicismi di un'idea di legge ma si debba
cercare nel valore etico e morale dell'intero colloquio avuto tra Renzi e
Berlusconi.
In un solo pomeriggio sono state sovvertite le regole
democratiche e il buon senso. Si è discusso di riforma della legge
elettorale nella stanza privata di un partito senza che ci
fosse mai stato un passaggio ufficiale in Parlamento. Qui nasce la mia prima
obiezione: se un argomento così importante viene affrontato in prima battuta in
privato e solo successivamente viene discusso nella rispettiva Commissione
Parlamentare, mi chiedo: "Ma allora il Parlamento e le sue Commissioni che
funzioni hanno? Qual'è il compito dei parlamentari se non discutono nemmeno
della futura legge che stabilirà come essere eletti in Parlamento?"
La seconda obiezione, quella più importante, riguarda
l'interlocutore di Renzi, vale a dire Silvio Berlusconi. Meno di due mesi fa,
il Senato della Repubblica ha approvato la decadenza da Senatore di Silvio
Berlusconi, applicando una sentenza di condanna emessa il primo agosto
dalla Cassazione per il processo Mediaset. La sentenza confermata in via
definitiva prevede 4 anni di reclusione e una pena accessoria (rideterminata
dalla Corte d'Appello di Milan) pari a 2 anni di interdizione dai pubblici
uffici.
L'articolo del Codice Penale che fariferimento all'interdizione è l'art. 28, articolo che Renzi avrà
sicuramente letto ma forse è il caso di ricordarglielo:
L'interdizione dai pubblici uffici [c.p. 19, n. 1] è perpetua o
temporanea [c.p. 29, 37, 79; c.p.p. 662].
L'interdizione perpetua dai pubblici uffici, salvo che dalla
legge sia altrimenti disposto,
priva il condannato:
1. del diritto di elettorato o di eleggibilità in qualsiasi
comizio elettorale, e di ogni altro diritto politico;
2. di ogni pubblico ufficio, di ogni incarico non obbligatorio
di pubblico servizio, e della qualità ad essi inerente di pubblico ufficiale
[c.p. 357] o d'incaricato di pubblico servizio [c.p. 358];
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