Domenica 1 dicembre si è svolto il 2° Congresso di Sinistra Ecologia Libertà della Federazione di Brescia. Durante lo spazio dedicato agli interventi, ho voluto portare al centro dell'attenzione il tema della mafia a Brescia perché ritengo che l'impegno in prima linea da parte della politica nella lotta e nel contrasto alle mafie debba diventare prioritario.
Ringrazio il compagno Patrich per aver avuto pazienza a registrare il video e la compagna Daniela per aver scattato la fotografia.
Di seguito pubblico il testo e il video dell'intervento.
Compagne e compagni, buongiorno.
Ringrazio il compagno Patrich per aver avuto pazienza a registrare il video e la compagna Daniela per aver scattato la fotografia.
Di seguito pubblico il testo e il video dell'intervento.
Compagne e compagni, buongiorno.
Chi mi conosce sa che faccio da tempo attività legata all'antimafia e praticamente quasi la totalità dei miei interventi, nelle riunioni di circolo o in altre occasioni, i miei interventi sono finalizzati quello. Quindi, anche oggi, volevo fare un intervento su questo fenomeno che ormai coinvolge tutti e anche la provincia bresciana non può chiamarsi esente da questo fenomeno.
La
presenza certa della criminalità organizzata nel territorio bresciano risale al 1978 quando l’allora
latitante Raffale Cutolo (boss di camorra) venne ospitato da Oreste Pagano
nella sua villa di Soiano del Lago per organizzare i primi summit della
“camorra Bresciana”. È a quell'episodio che gli inquirenti bresciani
riconducono l'avvio della presenza dei clan camorristici nel distretto di
Brescia.
Queste
parole sono tratte da un articolo pubblicato su Il Mattino il 27 settembre 2001, eppure, ancora oggi, molti di noi si meravigliano quando si parla di mafia al
nord.
Secondo
la relazione della Direzione Nazionale Antimafia scritta nel 2011, a Brescia si
rileva una massiccia presenza della ‘ndrangheta. Le aziende bresciane fanno
gola alle mafie perché sono funzionali ad operazioni illecite quali il riciclo
di denaro.
E’
stato grazie all’ operazione “Fulcro”, condotta dalla DIA di Napoli, che si è
appreso come la Provincia di Brescia, oltre a quelle di Bergamo e Mantova,
fosse stata infiltrata da un giro di attività commerciali sorte con lo scopo di
riciclare i proventi derivati dalle attività illecite condotte dal clan di
camorra “Fabbrocino”. 8 erano le società riconducibili al clan malavitoso, 3
delle quali presenti sul nostro territorio bresciano:
La “Faville 2”, una ditta che si
occupa di abbigliamento sita a Concesio; la “International Moda s.r.l.”, con
sede legale a Bergamo, ma con un negozio anche in città a Brescia
e La “Fashon
project Vip s.r.l.”, che ha diversi negozi fra cui uno a Rovato.
Solo un anno fa, i finanzieri del Nucleo speciale
di Polizia valutaria hanno sequestrato 21 agenzie di money transfer di Brescia
e provincia sospettate di aver ripulito denaro proveniente dal traffico di
stupefacenti ed immigrazione clandestina, ricettazione e abusiva attività
finanziaria. Il vorticoso giro di denaro ammonta a circa 3 miliardi di euro.
Le indagini, condotte da circa un anno dalle Fiamme
gialle e coordinate dal Procuratore aggiunto del Tribunale di Brescia Sandro
Raimondi, hanno messo a fuoco 30 milioni circa di operazioni di trasferimento
di fondi attraverso i money transfer.
In questi anni non sono poi mancate importanti
operazioni antimafia sul nostro territorio. Ne ricordo ben 5, le più importanti: l’operazione NDUJA, l’operazione
CENTAURO, l’operazione DIDONE, l’operazione TICINO e per ultima l’operazione SQUALO, avvenuta nel dicembre 2012.
Purtroppo in questi anni la politica bresciana è
stata assente, salvo qualche piccolo caso.
Durante la campagna elettorale che ha riportato il
centro-sinistra alla guida della città, più volte si è discusso di una
commissione che analizzasse questo complesso fenomeno. Una commissione che ad oggi
non è ancora partita ma come diceva questa mattina l’Assessore Panteghini,
questi ultimi mesi sono stati mesi d’emergenza nei quali, purtroppo, non si è vista
l’azione politica ma solo quella amministrativa.
Con l’anno nuovo, se vogliamo davvero cambiare la
nostra città, sarà importante compiere scelte politiche di discontinuità
rispetto alla precedente amministrazione comunale e ritengo che una delle prime
azioni politiche da mettere in campo sia proprio l’istituzione di una
commissione antimafia. Una commissione antimafia e non un comitato per la
legalità per due semplici motivi: il primo è perché, personalmente, non amo molto la parola legalità.
Qualche settimana fa, come sel e forum diritti di sel Brescia abbiamo organizzato un
interessantissimo incontro con un imprenditore e mio amico, Gianluca Maria Calì, che ha deninciato Cosa Nostra.
Chi era era presente quella sera ha potuto ascoltare la storia di
quell’imprenditore e ha potuto capire come la legalità non gli sta dando alcun
sostegno in quanto è lasciato solo anche da chi dovrebbe proteggerlo: lo
Stato. Il secondo motivo è perché c’è un forte bisogno di ridare valore alle
parole. Dobbiamo ritornare a chiamare le cose con il loro vero nome. Ci hanno
già pensato i Governi del centro-destra a cambiare i nomi alle cose: la
prescrizione è diventata assoluzione e i licenziamenti sono diventati esuberi.
Almeno noi cerchiamo di essere diversi e diamo il giusto nome a ciò che ci sta
attorno.
Mi auguro che il prossimo Coordinamento provinciale
possa contribuire a far crescere una cultura antimafiosa nella nostra provincia
e mi auguro possa fare tutto il possibile per accelerare l’istituzione della
commissione antimafia a Brescia.
Concludo con due punti: il primo è un ringraziamento e al tempo stesso un
invito al compagno Lacquaniti. Nel corso della sua attività parlamentare ha
seguito con attenzione la vicenda legata alla chiusura del presidio della DIA
di Malpensa. Un presidio di un’importanza strategica e operativa fondamentale,
visto che nel 2015 a Milano si svolgerà l’Expo 2015 che per le mafie
rappresenta una grande occasione di riciclaggio e di lavoro. In merito all'Expo 2015 ci sono già dei dati certi e confermati e dicono che le infiltrazioni mafiose non stanno avvenendo. Sono già avvenute.
La lotta alla criminalità organizzata deve essere
un principio fondamentale per un partito politico che vuole essere una forza di
cambiamento e rinnovamento.
L’ex Procuratore Generale di Brescia, Papalia,
quando svolgeva il suo ruolo a Brescia, ha più volte chiesto l’apertura di una
sede della DIA anche a Brescia, rivolgendo il suo appello anche ai politici
bresciani, per far fronte ad una vera e propria emergenza criminalità. Sono
sicuro che il nuovo Coordinamento lavorerà concretamente con il nostro deputato
bresciano per ottenere finalmente anche a Brescia una sede della Dia.
L'ultimo aspetto riguarda due fatti che sono accaduti in questi giorni nella nostra provincia, in un paese che non è per niente distante: Bedizzole. Nel giro di una settimana a Bedizzole si è registrato l'omicidio di un 40enne, in centro a Bedizzole. La persona era un pregiudicato già conosciuto alle forze dell'ordine per traffico di stupefacenti. Qualche giorno fa, sempre a Bedizzole, una ditta edile si è vista incendiare alcuni mezzi di lavoro, delle betoniere e dei camion. Questo sta accadendo a Bedizzole, no di certo a Paternò, Canicattì o Palermo.
Io cercherò sempre di tenere alta l'attenzione su questo tema che per me è fondamentale e ritengo che non parlare di antimafia, dal mio personale punto di vista, voglia anche dire non parlare di lavoro, non parlare di ambiente, non parlare di diritti e non parlare di tanto altro.
Vi ringrazio e auguro un buon congresso a
tutte e tutti!!
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