E' da poco terminata una settimana molto impegnativa ma che mi ha arricchito molto. Una
settimana che mi ha riservato tantissime emozioni, fortunatamente tutte
positive.
Nel
corso di quella che ricorderò come una delle settimane più folli e intense
della mia vita, ho condiviso momenti importanti con delle persone speciali, le
quali mi hanno insegnato cosa voglia dire stare insieme e lottare per un
ideale. Sono stato sostenuto da alcuni miei cari amici in merito a delle scelte
difficili. Altre persone, che tra l’altro conoscevo poco, mi hanno aiutato e
consigliato con grande gentilezza. Inoltre, come ciliegina sulla torta, ho
ricevuto anche uno splendido regalo da un’associazione di volontariato.
Perché
ho deciso di scrivere pubblicamente e condividere queste mie emozioni con chi
leggerà il mio blog?
Forse
un anno fa avrei tenuto tutto per me, forse avrei scritto comunque i miei
pensieri ma probabilmente non li avrei mai condivisi con altre persone, o
almeno non pubblicamente. Questa settimana, e il fine settimana scorso, sono
stati dei giorni utili perché mi hanno aiutato a vedere le cose diversamente,
in maniera più positiva, a credere maggiormente in me stesso e in quello che
faccio. In questi giorni ho riscoperto il piacere di credere in qualcosa
diverso da un ideale politico, dopo molti mesi ho riprovato quanto sia bello ed
emozionante avere le cosiddette “farfalle nello stomaco”, e tutto ciò lo devo
alle persone, tutte, che ho incontrato in questi ultimi dieci giorni.
Domani,
lunedì 23 dicembre 2013, ricomincia la settimana e mi aspettano altri giorni
emotivamente molto forti che però, vivrò con grande calma e serenità perché so
di poter contare su molte persone che mi stanno vicino. Ecco,
per tutti questi motivi ho deciso di condividere i miei pensieri.
Termino
con una dedica che rivolgo ad alcune persone in particolare, una frase tratta dal libro, e in seguito film,
“Into the wild”:
Giovedì 19 dicembre, alle 20:30, saremo a Desenzano a presentare
il video-documentario "Sei sicuro? La Piovra a Brescia", riguardante
le infiltrazioni della criminalità organizzata nella nostra Provincia.
L'iniziativa, organizzata dalla Cgil, dallo SPI CGIL del Garda,
dalla Funzione Pubblica CGIL di Brescia e con il patrocinio del Comune di
Desenzano, si terrà presso la Sala Peler di Palazzo Todeschini (Via Porto
Vecchio 36).
Nel corso della serata verrà presentato il
documentario realizzato in collaborazione con la lista di rappresentanza
universitaria Studenti Per-UDU Brescia e grazie al contributo dei bandi
per le attività culturali degli studenti messo a disposizione dall’Università
degli Studi di Brescia.
Al termine della proiezione del video-documentario seguirà un
dibattito al quale interverranno il Prof. Antonino Giorgi (Docente
di psicologia dinamica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di
Brescia, psicoterapeuta, scrittore di diversi volumi sulla psiche mafiosa e
membro della Rete Antimafia Provincia di Brescia); Andrea Grasso (membro
della Rete Antimafia Provincia di Brescia); Donatella Cagno (Segr.
Gen. FP CGIL Brescia); Antonella Gallazzi (Segr. SPI CGIL Brescia)
e Luciano Pedrazzani (Segr. CGIL Brescia).
Desenzano è senza dubbio uno dei luoghi più importanti per la
'ndrangheta nel bresciano e in Lombardia. E' per questo motivo che l'iniziativa
di giovedì sera rappresenta una tappa importante e fondamentale per la Rete
Antimafia di Brescia e per l'antimafia.
Ringraziamo gli organizzatori della serata per aver
organizzato questo incontro e per aver mostrato interesse al fenomeno della
criminalità organizzata nel territorio bresciano.
Ai componenti dell’Assemblea
federale di SEL Brescia
A tutte le compagne e i compagni
della Federazione SEL di Brescia
Il Congresso della Federazione di
Brescia tenutosi domenica scorsa ha reso evidenti alcune difficoltà, già
evidenziatesi sei mesi fa, che, non adeguatamente affrontate, ci hanno portato
ad una situazione di difficoltà che dobbiamo e vogliamo affrontare.
Oggi la situazione si presenta
complessa.
Crediamo sia stato un errore
delegare al solo Congresso federale un improprio ruolo salvifico e l’arduo
compito di operare una sintesi politica che tenesse in considerazione le
diverse sensibilità che animano il dibattito interno al partito. Compito che,
evidentemente, non abbiamo saputo svolgere. Il Congresso, infatti, non ha né
sciolto né approfondito il merito della linea politica e si è trasformato in
uno scontro muscolare privo di prospettiva, finendo per amplificare le
contraddizioni interne al partito.
Tutto ciò rischia di
compromettere l’unità, quell’unità che è patrimonio di tutte e tutti.
La mancata presentazione di un
documento alternativo all'unico in discussione, da noi proposto, ha chiaramente
impedito una sana discussione interna e la definizione di una sintesi politica
che avrebbe arricchito tutte e tutti.
Com’è emerso nel corso del Congresso
e in questi anni di duro lavoro sul territorio, nessuno di noi voleva e vuole
minare l’unità del partito.
Noi crediamo in Sinistra Ecologia
e Libertà e abbiamo a cuore la sua sorte. Lo abbiamo dimostrato nei fatti ogni
giorno con la nostra militanza attiva, con la nostra presenza nelle piazze, sui
luoghi di lavoro, nei conflitti sociali e con l'impegno quotidiano e non
virtuale in cui ci siamo volentieri spesi.
Ci rallegriamo che il documento
“a Brescia, per un congresso non rituale” abbia ottenuto il consenso della
stragrande maggioranza delle compagne e dei compagni che hanno preso parte al
Congresso federale. In particolare desideriamo sottolineare il contributo delle
compagne e dei compagni del Circolo M. Hack che non solo hanno condiviso il documento,
ma lo hanno arricchito di contenuti innovativi, integrandolo con il loro ordine
del giorno. Il dato politico, l’unico emerso in maniera netta e inequivocabile,
è che tale approvazione impegnerà l'azione politica di SEL a Brescia per i
prossimi tre anni. Siamo orgogliosi di avere contribuito alla definizione della
futura linea politica della nostra federazione, che esce da questo Congresso
ben delineata nelle sue prospettive e negli strumenti di azione.
Ringraziamo inoltre le compagne e
i compagni che hanno voluto dare fiducia agli estensori di quel documento,
eleggendo in assemblea federale, ai primi tre posti per preferenza, compagne e
compagni che a tale documento fanno esplicito riferimento. Una stima e una
responsabilità che cercheremo di onorare al meglio.
Ora è il momento di rilanciare
l'identità e il ruolo di SEL e la sua collocazione nel centrosinistra. Per
utilizzare le parole di Marco Furfaro: “oggi più che mai abbiamo il dovere di
rilanciare SEL per farne l'epicentro della sinistra italiana e dar modo a tanti
e tante che si sentono esclusi da questo processo di partecipazione. Liberiamo
energie, troviamo modi innovativi, pensiamoli insieme. Ne abbiamo bisogno. Non
arrendiamoci al fatto che sia Matteo Renzi a rappresentare la sinistra. SEL era
nata per ricostruire la sinistra, il campo largo, il centrosinistra, riaprire
la partita. Questa sfida va rilanciata e con forza”.
La nostra proposta resta in campo
con convinzione, nella consapevolezza che sia necessario affermare coerenza fra
la linea politica emersa dal Congresso e la dirigenza che dovrà attuarla nel
quotidiano. Una dirigenza fatta di nomi, volti, corpi e cuori, disposti a farsi
carico della responsabilità e del privilegio di coordinare la Federazione nei
prossimi anni sulla base dell'unico progetto politico valutato ed approvato
dalle iscritte e dagli iscritti.
Ribadiamo, come scritto nel
documento, che auspichiamo un confronto, che intendiamo continuare il percorso
insieme a tutte e tutti coloro che, come noi, continuano a credere in SEL.
Restiamo tuttavia indisponibili a soluzioni pasticciate che siano inutili
scorciatoie per evitare di affrontare i nodi che, per responsabilità di tutte e
tutti, hanno appesantito e frenato lo sviluppo e la crescita sociale e politica
del nostro partito.
Ci muove l'unico scopo di fare
chiarezza e contribuire alla crescita del nostro partito, poiché riteniamo che
il solo modo di generare unità sia aprirsi a un confronto vero, capace di dare
senso alla vocazione di partito aperto ed inclusivo che SEL ha voluto
percorrere fin dalla sua nascita.
Le compagne e i compagni che si riconoscono nel documento
“A Brescia, per un Congresso non rituale”.
Per chi volesse leggere e scaricare il documento "A Brescia, per un Congresso non rituale” può farlo cliccando qui.
Domenica 1 dicembre si è svolto il 2° Congresso di Sinistra Ecologia Libertà della Federazione di Brescia. Durante lo spazio dedicato agli interventi, ho voluto portare al centro dell'attenzione il tema della mafia a Brescia perché ritengo che l'impegno in prima linea da parte della politica nella lotta e nel contrasto alle mafie debba diventare prioritario. Ringrazio il compagno Patrich per aver avuto pazienza a registrare il video e la compagna Daniela per aver scattato la fotografia. Di seguito pubblico il testo e il video dell'intervento.
Compagne e compagni, buongiorno.
Chi mi conosce sa che faccio da tempo attività legata all'antimafia e praticamente quasi la totalità dei miei interventi, nelle riunioni di circolo o in altre occasioni, i miei interventi sono finalizzati quello. Quindi, anche oggi, volevo fare un intervento su questo fenomeno che ormai coinvolge tutti e anche la provincia bresciana non può chiamarsi esente da questo fenomeno.
La
presenza certa della criminalità organizzata nel territorio bresciano risale al 1978 quando l’allora
latitante Raffale Cutolo (boss di camorra) venne ospitato da Oreste Pagano
nella sua villa di Soiano del Lago per organizzare i primi summit della
“camorra Bresciana”. È a quell'episodio che gli inquirenti bresciani
riconducono l'avvio della presenza dei clan camorristici nel distretto di
Brescia.
Queste
parole sono tratte da un articolo pubblicato su Il Mattino il 27 settembre 2001, eppure, ancora oggi, molti di noi si meravigliano quando si parla di mafia al
nord.
Secondo
la relazione della Direzione Nazionale Antimafia scritta nel 2011, a Brescia si
rileva una massiccia presenza della ‘ndrangheta. Le aziende bresciane fanno
gola alle mafie perché sono funzionali ad operazioni illecite quali il riciclo
di denaro.
E’
stato grazie all’ operazione “Fulcro”, condotta dalla DIA di Napoli, che si è
appreso come la Provincia di Brescia, oltre a quelle di Bergamo e Mantova,
fosse stata infiltrata da un giro di attività commerciali sorte con lo scopo di
riciclare i proventi derivati dalle attività illecite condotte dal clan di
camorra “Fabbrocino”. 8 erano le società riconducibili al clan malavitoso, 3
delle quali presenti sul nostro territorio bresciano: La “Faville 2”, una ditta che si
occupa di abbigliamento sita a Concesio; la “International Moda s.r.l.”, con
sede legale a Bergamo, ma con un negozio anche in città a Brescia e La “Fashon
project Vip s.r.l.”, che ha diversi negozi fra cui uno a Rovato.
Solo un anno fa, i finanzieri del Nucleo speciale
di Polizia valutaria hanno sequestrato 21 agenzie di money transfer di Brescia
e provincia sospettate di aver ripulito denaro proveniente dal traffico di
stupefacenti ed immigrazione clandestina, ricettazione e abusiva attività
finanziaria. Il vorticoso giro di denaro ammonta a circa 3 miliardi di euro.
Le indagini, condotte da circa un anno dalle Fiamme
gialle e coordinate dal Procuratore aggiunto del Tribunale di Brescia Sandro
Raimondi, hanno messo a fuoco 30 milioni circa di operazioni di trasferimento
di fondi attraverso i money transfer.
In questi anni non sono poi mancate importanti
operazioni antimafia sul nostro territorio. Ne ricordo ben 5, le più importanti: l’operazione NDUJA, l’operazione
CENTAURO, l’operazione DIDONE, l’operazione TICINO e per ultima l’operazione SQUALO, avvenuta nel dicembre 2012.
Purtroppo in questi anni la politica bresciana è
stata assente, salvo qualche piccolo caso.
Durante la campagna elettorale che ha riportato il
centro-sinistra alla guida della città, più volte si è discusso di una
commissione che analizzasse questo complesso fenomeno. Una commissione che ad oggi
non è ancora partita ma come diceva questa mattina l’Assessore Panteghini,
questi ultimi mesi sono stati mesi d’emergenza nei quali, purtroppo, non si è vista
l’azione politica ma solo quella amministrativa.
Con l’anno nuovo, se vogliamo davvero cambiare la
nostra città, sarà importante compiere scelte politiche di discontinuità
rispetto alla precedente amministrazione comunale e ritengo che una delle prime
azioni politiche da mettere in campo sia proprio l’istituzione di una
commissione antimafia. Una commissione antimafia e non un comitato per la
legalità per due semplici motivi: il primo è perché, personalmente, non amo molto la parola legalità.
Qualche settimana fa, come sel e forum diritti di sel Brescia abbiamo organizzato un
interessantissimo incontro con un imprenditore e mio amico, Gianluca Maria Calì, che ha deninciato Cosa Nostra.
Chi era era presente quella sera ha potuto ascoltare la storia di
quell’imprenditore e ha potuto capire come la legalità non gli sta dando alcun
sostegno in quanto è lasciato solo anche da chi dovrebbe proteggerlo: lo
Stato. Il secondo motivo è perché c’è un forte bisogno di ridare valore alle
parole. Dobbiamo ritornare a chiamare le cose con il loro vero nome. Ci hanno
già pensato i Governi del centro-destra a cambiare i nomi alle cose: la
prescrizione è diventata assoluzione e i licenziamenti sono diventati esuberi.
Almeno noi cerchiamo di essere diversi e diamo il giusto nome a ciò che ci sta
attorno.
Mi auguro che il prossimo Coordinamento provinciale
possa contribuire a far crescere una cultura antimafiosa nella nostra provincia
e mi auguro possa fare tutto il possibile per accelerare l’istituzione della
commissione antimafia a Brescia.
Concludo con due punti: il primo è un ringraziamento e al tempo stesso un
invito al compagno Lacquaniti. Nel corso della sua attività parlamentare ha
seguito con attenzione la vicenda legata alla chiusura del presidio della DIA
di Malpensa. Un presidio di un’importanza strategica e operativa fondamentale,
visto che nel 2015 a Milano si svolgerà l’Expo 2015 che per le mafie
rappresenta una grande occasione di riciclaggio e di lavoro. In merito all'Expo 2015 ci sono già dei dati certi e confermati e dicono che le infiltrazioni mafiose non stanno avvenendo. Sono già avvenute.
La lotta alla criminalità organizzata deve essere
un principio fondamentale per un partito politico che vuole essere una forza di
cambiamento e rinnovamento.
L’ex Procuratore Generale di Brescia, Papalia,
quando svolgeva il suo ruolo a Brescia, ha più volte chiesto l’apertura di una
sede della DIA anche a Brescia, rivolgendo il suo appello anche ai politici
bresciani, per far fronte ad una vera e propria emergenza criminalità. Sono
sicuro che il nuovo Coordinamento lavorerà concretamente con il nostro deputato
bresciano per ottenere finalmente anche a Brescia una sede della Dia.
L'ultimo aspetto riguarda due fatti che sono accaduti in questi giorni nella nostra provincia, in un paese che non è per niente distante: Bedizzole. Nel giro di una settimana a Bedizzole si è registrato l'omicidio di un 40enne, in centro a Bedizzole. La persona era un pregiudicato già conosciuto alle forze dell'ordine per traffico di stupefacenti. Qualche giorno fa, sempre a Bedizzole, una ditta edile si è vista incendiare alcuni mezzi di lavoro, delle betoniere e dei camion. Questo sta accadendo a Bedizzole, no di certo a Paternò, Canicattì o Palermo.
Io cercherò sempre di tenere alta l'attenzione su questo tema che per me è fondamentale e ritengo che non parlare di antimafia, dal mio personale punto di vista, voglia anche dire non parlare di lavoro, non parlare di ambiente, non parlare di diritti e non parlare di tanto altro.
Vi ringrazio e auguro un buon congresso a
tutte e tutti!!
Ieri pomeriggio si è svolto il 2° Congresso provinciale della Federazione bresciana di Sinistra Ecologia Libertà. Nonostante il Congresso sia stato lungo e impegnativo, nonostante siano le due di notte passate e la mia sveglia suonerà come tutte le mattine alle 7, purtroppo non riesco ancora a dormire.
Continuo a pensare a quanto accaduto ieri pomeriggio durante il Congresso del mio partito e i pensieri girano e rigirano nella mia testa.
Questo post non è una riflessione politica del Congresso, per le analisi ci sarà tempo durante la settimana, ma è lo spazio che mi concedo per dare sfogo ai miei pensieri.
Ieri pomeriggio ho avuto il piacere di essere stato eletto nell'assemblea federale di SEL Brescia però non ho nessuna voglia di gioire perché alcune compagne e alcuni compagni sono stati esclusi non per demeriti ma per un stupida regola congressuale.
Sinistra Ecologia Libertà si prefigge di essere un partito inclusivo e aperto, il partito che si schiera a difesa dei diritti, il partito che sta dalla parte degli ultimi, invece, ieri non è stato capace, o forse non ha voluto, rispecchiarsi fino in fondo in quei principi.
Non faccio i nomi dei compagni esclusi perché non è questo il punto. La questione è che, purtroppo, gli interessi e le varie diatribe sono più importanti di quei valori che dovrebbe rappresentare delle linee guide per un partito di sinistra.
So cosa vuol dire subire un rifiuto, cosa vuol dire non essere accettato, cosa vuol dire non vedere riconosciuto il proprio impegno e so cosa vuol dire essere all'ultimo posto.
Ritengo che ieri il congresso federale di SEL Brescia abbia commesso un grave sbaglio, vale a dire non aver permesso la più ampia inclusione delle compagne e dei compagni all'interno dell'assemblea federale.
Questa sera prima di addormentarmi il mio pensiero va alle compagne e ai compagni esclusi, alle quali e ai quali dico sinceramente: "Nessuno di voi è escluso e nessuno di voi è l'ultimo". Fino a quando io e altre/i compagne/i che hanno sostenuto la mozione congressuale: "Per un congresso non rituale" saremo presenti in assemblea federale, verrà sempre garantita la più ampia partecipazione possibile.
Riassumere, anche brevemente, alcuni passaggi del Congresso di ieri diventerebbe davvero lungo quindi capisco che molto probabilmente questo mio sfogo verrà capito solo da chi ieri era presente al Congresso.
Ci tengo a precisare che questo post non è in alcun modo una critica al progetto politico di Sinistra Ecologia Libertà ma l'esternazione della mia delusione perché vedere che ancora oggi i ragionamenti sono basati sulle persone e non sulle idee delle persone mi fa davvero arrabbiare.
Tra i mille pensieri che stanno affollando la mia testa, mi è tornata in mente una "canzone" di Giorgio Gaber che voglio dedicare a tutte le compagne e tutti i compagni, in particolar modo a chi ha condiviso con me un bellissimo e intenso percorso congressuale.
La "canzone" s'intitola: "Qualcuno era comunista" che in una frase riassume buona parte della mia incazzatura: "Qualcuno era comunista perché non sopportava più quella cosa sporca che ci ostiniamo a chiamare democrazia".
Chiedo scusa a tutte/i quelli che leggeranno questo post se ho commesso qualche errore grammaticale ma questo post l'ho scritto d'impulso, ascoltando solamente i pensieri che mi stanno girando per la testa.