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Un incidente
stradale. Così doveva morire Giulio Cavalli, attore e scrittore da anni
impegnato a contrastare la mafia a suon di risate con i suoi spettacoli
teatrali, colpevole di essere uno "scassaminchia che non si faceva i cazzi
suo".
A raccontare il piano di morte ideato dalla 'ndrangheta è Luigi Bonaventura, pentito ed ex boss
della cosca 'ndranghetista Vrenna-Bonaventura di Crotone.
Luigi Bonaventura
descrive il tutto in ogni particolare. Giulio Cavalli sarebbe dovuto restare
ucciso in un incidente stradale, investito da un mezzo pesante (una jeep o un
camion rubati), in una strada concordata, in modo tale da far ricadere la colpa
ad un pirata della strada. Un piano studiato e
preciso perchè dietro la morte di Giulio Cavalli non doveva esserci l'ombra
della 'ndrangheta per evitare che potesse diventare un martire.
L'attentato avrebbe
dovuto essere eseguito in un momento ben definito. La 'ndrangheta infatti era a
conoscenza del fatto che, a causa di una mancata comunicazione tra Lodi e Roma,
Giulio Cavalli rischiava seriamente di perdere la scorta restando senza alcuna
protezione.
Come Rete Antimafia di Brescia siamo molto legati a Giulio e per questo
raccogliamo l'invito, che lui stesso ha lanciato, a parlare della sua storia
per proteggerlo.
Noi
della Rete Antimafia di Brescia siamo con Giulio!!
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